lezioni - flamencomilano.it https://flamencomilano.it Studiare Flamenco a Milano Thu, 12 Mar 2020 12:18:39 +0000 it-IT hourly 1 dove siamo e contatti https://flamencomilano.it/dove-siamo/ Sun, 12 Jul 2015 02:52:06 +0000 http://flamencomilano.it/?p=3585 Il Mosaico Danza Asd è a Milano su due sedi segreteria generale: [email protected] tel: 0258317962 sito: ilmosaicodanza.com  Sede Via Passeroni 6 Milano 3396173388 Sede Via Pomezia 12 Milano 0258317962

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Il Mosaico Danza Asd è a Milano su due sedi

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Pedagogia https://flamencomilano.it/pedagogia/ Sat, 11 Jul 2015 23:49:09 +0000 http://flamencomilano.it/?p=3538 Il metodo di insegnamento di Sabina Todaro Le lezioni di baile del Mosaico Danza Asd di Milano sono sostenute da una particolarissima pedagogia che crea un clima sereno e collaborativo che favorisce il piacere dell’apprendimento,...

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Sabina Todaro creatrice della pedagogia del flamenco del Mosaico di Milano

Sabina Todaro creatrice della pedagogia del flamenco del Mosaico di Milano

Il metodo di insegnamento di Sabina Todaro

Le lezioni di baile del Mosaico Danza Asd di Milano sono sostenute da una particolarissima pedagogia che crea un clima sereno e collaborativo che favorisce il piacere dell’apprendimento, e si basano su esercizi ideati da Sabina Todaro, che insegnano ad usare il corpo rispettando i principi dell’anatomia e soprattutto della neurologia, aiutando a sviluppare una danza che sia spontanea e naturale anziché artificiosa e formale. Si favorisce in tal modo l’espressione delle emozioni, curando al tempo stesso la personalità ed i gusti dell’allievo, aiutandolo ad essere se stesso.

Il flamenco non ha una pedagogia tradizionale. Viene imparato solitamente attraverso la ripetizione di sequenze e l’esercizio ritmico. Non si pensa che sia importante che l’allievo capisca, ma più che altro che esegua, e che lo faccia al meglio possibile.

L’ampia libertà di movimento, la forza e tutto il lavoro ritmico tipici del flamenco richiedono un corpo allenato, articolazioni flessibili e una muscolatura pronta. Un lavoro di riallineamento posturale e l’uso di tecniche respiratorie sono imprescindibili nel training, soprattutto qualora ci si ritrovi tutto il resto della settimana, al di fuori delle lezioni, seduti davanti ad una scrivania, cosa che avviene nella maggioranza dei casi. Equilibrio, precisione e fluidità sono qualità che occorre conquistare (e mantenere) giorno per giorno.
Inoltre, mettere in scena il flamenco implica una presenza forte da parte di chi danza. Un lavoro teatrale di sostegno, che aiuti il danzatore a “reggere” il personaggio, è fondamentale e quasi sempre trascurato.
Quando il corpo utilizza i meccanismi naturali del movimento, l’apprendimento è più rapido ed efficace, si acquisisce una postura radicalmente migliore, evitando l’insorgenza  di dolori: ascoltare anziché controllare.
Seguendo un lavoro posturale e dinamico rispettoso di Madre Natura l’allievo impara per prima cosa a non diventare la copia dell’insegnante, potendo così ricercare il proprio stile personale in linea con la tradizione, con la presenza nel corpo e nel movimento: al saggio di fine anno si può verificare quanto ogni danzatore si muova in maniera personale, differente dagli altri, come i colori di un arcobaleno.
Lavorando sul Flamenco, ma in generale su qualunque forma di espressione artistica non si può prescindere dall’essere autentici. Che cosa significa? Essere fedeli a noi stessi, non mettersi maschere che possano falsificare la nostra essenza, che possano nasconderci. Spesso quando si tratta di arte ci si nasconde dietro una maschera efficace quanto subdola proprio perché necessariamente accettata come strumento: la tecnica.
E’ chiaro che senza la tecnica risulta difficile approcciare una forma d’arte specifica, ma la tecnica deve essere un punto di partenza, non certamente un punto d’arrivo!

Se il prodotto artistico segue tutti i canoni della tecnica ma non porta con sé contenuti umani non comunica nulla, e quindi rimane ciò che è: tecnica. Anteporre la tecnica all’arte significa
spersonalizzare il prodotto, farlo diventare catena di montaggio. Se intendiamo ballare o suonare Flamenco, la nostra forma d’arte muore prima di nascere se pensiamo di presentare in primo luogo la tecnica.

Le lezioni sono sostenute dalla collaborazione con i musicisti, che portano la loro esperienza artistica al servizio degli allievi intervenendo attivamente nelle spiegazioni:
– Francesco Perrotta alle percussioni, per il lavoro sullo sblocco delle emozioni e sull’affrontare il ritmo nella spontaneità e nel gioco.
– Antonio Porro alla chitarra, con preziosi consigli e consulenze teoriche musicali che rendono più accessibile la comprensione dell’apparato ritmico e melodico del flamenco. Gli allievi vengono condotti a far pace con il ritmo, anche quando sembra che non ci sia più nulla da fare e che sia ormai guerra aperta!

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Scegliere la scuola https://flamencomilano.it/scegliere-la-scuola/ Sat, 11 Jul 2015 21:19:04 +0000 http://flamencomilano.it/?p=3514 Uno studio che durerà anni ma che ci riempirà la vita! Il flamenco è una danza complessa da un punto di vista fisico e molto articolata per quanto riguarda la relazione con la musica...

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Uno studio che durerà anni ma che ci riempirà la vita!

L'entusiasmo degli allievi principianti di flamenco al saggio

L’entusiasmo degli allievi principianti del Mosaico Danza di flamenco al saggio- Teatro Ringhiera a Milano

Il flamenco è una danza complessa da un punto di vista fisico e molto articolata per quanto riguarda la relazione con la musica e la cultura di riferimento.

Noi vi consigliamo i corsi del Mosaico Danza Asd: si tengono tutti i giorni, su due sedi, Via Passeroni 6 e Via Pomezia.
[email protected]
0258317962

Imparare a ballarlo implica un percorso di apprendimento lungo e questo deve essere chiaro fin dall’inizio: se entrate in una scuola e vi fanno capire che in breve tempo sarete dei ballerini di buon livello… be’ qualcosa non va. Il primo consiglio è sempre quello di chiedere di ammettervi ad una lezione di prova: non iscrivetevi ad un corso, senza averlo sperimentato su di voi!

Cominciamo ad osservare i vari aspetti del baile, che si devono imparare, a partire dal lavoro corporeo per passare alle nozioni teoriche:

– i movimenti di questo ballo sono energici e vigorosi, ma mai rigidi, per cui richiedono un corpo allenato, articolazioni flessibili e una muscolatura pronta. Fate attenzione a questo aspetto nel valutare la vostra scelta: se la lezione non è sostenuta da un lavoro corporeo fatevi qualche domanda! Forse allenare il corpo è meno divertente che ballare, ma muoversi senza saper usare il proprio corpo sarebbe come guidare la Ferrari senza avere idea di come mettere la prima.

– il corpo del bailaor, il danzatore, è molto allungato e la sua postura è aperta, le spalle sono larghe anche per permettere alle braccia quell’ampia libertà di movimento che le rende tanto espressive. Un lavoro di riallineamento posturale è imprescindibile.

– per poter effettuare il zapateo, la produzione di suoni con i piedi, occorre avere equilibrio, cioè essere in grado di controllare lo spostamento del proprio peso da una gamba all’altra con grande precisione, altrimenti si cadrà da un piede all’altro e i suoni saranno quanto meno imprecisi se non del tutto casuali. Esercizi che aiutino ad acquistare equilibrio e consapevolezza delle proprie gambe sono basilari.

– il ritmo è fondamentale: il compás, la frase ritmica, è alla base di qualsiasi movimento e quindi ancor più di qualsiasi suono. Una buona scuola deve dare all’allievo gli strumenti per assorbire la ritmica e capirla in profondità.

– la danza è un po’ la “sorella povera” del flamenco, l’espressione più conosciuta all’estero e più fruibile dagli spettatori anche inesperti, ma il cuore è la voce, il cante. Il bravo bailaor è qualcuno che per prima cosa ama ascoltare il cantaor mentre sta ballando. In una buona scuola ci deve essere un incontro con il cante, magari dal vivo è difficile averlo visto che in Italia i cantaores sono davvero una rarità, ma almeno se balliamo una coreografia il nostro insegnante ce ne deve far ascoltare le letras, strofe cantate, su varie registrazioni e magari aiutarci a capirne la melodia (qualche insegnante si lancia coraggiosamente a cantare durante le lezioni, pur sapendo che la differenza fra chi canta in questo modo e un cantaor è più o meno quella fra un allievo alla prima lezione di guida e Shumacher: per quanto approssimativo possa essere il tentativo di cantare, ci aiuterà a familiarizzare con le letras).

– La chitarra è l’altra parte dell’anima: non si può ballare senza ascoltare la chitarra, quindi se trovate una scuola in cui le lezioni siano accompagnate almeno periodicamente dalla chitarra dal vivo, sarà meglio (a volte questo non è possibile non per cattiva volontà da parte dell’insegnante di danza ma per la poca disponibilità di buoni chitarristi flamenchi su ampie aree del territorio italiano).

– la cultura del flamenco è fatta di ascolto e studio a casa propria di dischi e video, ma soprattutto di frequentazione della Spagna, di conoscenza della lingua spagnola, di esperienza diretta, di aver visto spettacoli e concerti, di aver trascorso ore seduti ad ascoltare nei festival andalusi. Un insegnante che non ha un simile background… facciamoci di nuovo la domanda. Siamo a Milano, ma oggi viaggiare non è difficile!

– last but not least, nella scelta sarà fondamentale che l’insegnante ci sia simpatico, che il posto ci piaccia e che ci piaccia soprattutto intraprendere il percorso: gli anni di studio saranno tanti, ricordiamocelo, e sarà lo studio stesso a darci piacere e gioia. Se pensiamo solo di studiare per diventare in breve un ballerino famoso ma andare a scuola ci fa venire mal di pancia… forse sarà meglio considerare di sceglierci un altro hobby!

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Una danza che esprime se stessi https://flamencomilano.it/una-danza-che-esprime-se-stessi/ Sat, 04 Jul 2015 11:16:37 +0000 http://flamencomilano.it/?p=3494 Una piccola riflessione sulla storia C’era una volta un bailaor, cresciuto a Siviglia da famiglia emigrata dall’Estremadura, titolare per oltre 50 anni di una delle più amate e stimate scuole di baile flamenco della...

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Una piccola riflessione sulla storia

Il bailaor flamenco Enrique El Cojo

Il bailaor flamenco Enrique El Cojo

C’era una volta un bailaor, cresciuto a Siviglia da famiglia emigrata dall’Estremadura, titolare per oltre 50 anni di una delle più amate e stimate scuole di baile flamenco della storia.

Si chiamava Enrique Jiménez Mendoza, esaltava in sé e nei suoi allievi la crescita di uno stile personale, e mandava fortemente il messaggio di essere orgogliosi di sé, di credere nelle proprie potenzialità e di svilupparle. Il suo soprannome era Enrique el Cojo, lo zoppo. Perché Enrique zoppo lo era davvero: soffrì di una paralisi infantile che aveva seriamente compromesso la crescita del suo scheletro. Ne risultò una deformità fisica, una gamba più corta e uno sviluppo asimmetrico dell’ossatura. Ma questo non gli impedì di diventare un grande ballerino e maestro.

Enrique el Cojo diceva: “El baile sale de lo profundo de uno, y da lo mismo dónde se exprese, porque su expresión es válida siempre que uno lo deje brotar” (Il baile esce dalle profondità di una persona, e fa lo stesso in che modo si esprima, poiché la sua espressione è valida, sempre che il soggetto la lasci germogliare).

Il flamenco come esplorazione delle emozioni: tutte, tranne una (o forse due). Le lezioni del Mosaico Danza di Milano scritto da Silvia Volponi

Esprimere se stessi ballando flamenco

Esprimere se stessi ballando flamenco

Se da bambina mi avessero chiesto cosa volevo fare da grande, avrei sicuramente risposto “l’elettricista” prima che “la ballerina”. Da sempre interessata più alla scienza che all’espressione artistica, che ci faccio alla soglia del mezzo secolo a ballare flamenco appena posso e ripetere i passi ad ogni occasione? Lo confesso, pure in ascensore o sotto la scrivania, mentre cucino… Che ossessione!

Tutto è cominciato sei anni fa. Era un periodo molto difficile della mia vita, eventi personali mi avevano duramente colpita e destabilizzata. Un’amica mi ha proposto di ballare flamenco, in un luogo così particolare che… “Non si può spiegare, è da provare”. Sono andata al Mosaico ed è stata un’illuminazione. Tra un passo e l’altro, Sabina ci ha voluto rendere partecipi del suo modo di intendere il flamenco: “Il flamenco esplora tutte le emozioni dell’animo umano, anzi tutte tranne una: la depressione”. Ho sentito subito di essere a casa.

Ogni “palo” flamenco corrisponde ad una emozione umana. Si può provare forza, dolore, serenità, solitudine, gioia, serietà, esplorare le sfumature emozionali di tutte le situazioni in cui la vita ci conduce, viverle nella loro pienezza, belle o brutte che siano, ma mai e poi mai ci si arrende! Si sta sempre “toste”, con i muscoli del centro del corpo ben saldi, la testa pronta e l’anima pure, accettando con fermezza quel che arriva, disponibili ad affrontare le avversità come a goderci i momenti felici, sempre consapevoli che alla fine la vita è un gioco e quello che conta è il momento presente.

Questo è ballare flamenco: comunicare forza vitale. La postura nasce da un unico punto di forza fisica, posizionato nel primo chakra, quello della forza creativa e riproduttiva. Chi si pone con questo atteggiamento di fronte agli altri e agli eventi, non può che esprimere in un linguaggio diretto e universale come il baile, una profonda stabilità e vitalità, naturale e libera da ogni falsità o superficialità.

Ballare flamenco significa presenza: bisogna avere il coraggio di esserci e di mostrarsi per quello che si è e che si vuole. “E’ la timidezza la seconda delle emozioni che il flamenco non esprime”. O meglio: che il flamenco fa a pezzettini! Se voglio occupare questo spazio, occupo lo spazio e basta, allargo le braccia, mi prendo l’aria, la stanza, il teatro, l’universo, me lo godo e lo rimando fuori fino ai confini del mondo, senza paura, senza giudicarmi e giudicare. Non faccio movimenti ampi per esprimere una bella forma: lo faccio per godermi la musica e il canto, per prendere e dare energia.

Tutto questo al Mosaico lo si fa “insieme”. Ciascuno con la sua personalità e la sua storia, veniamo da luoghi e culture diverse, da generazioni diverse, ma siamo insieme nella voglia di vivere, adesso, pienamente e consapevolmente. Quando parte il quejío portiamo il centro del mondo dentro di noi, viaggiamo sulle note del cante e sul ritmo del compás, ne diventiamo parte, ci giochiamo il tutto per tutto. E dopo il baile, portiamo a casa con noi l’energia, l’armonia, la gioia di vivere, il divertimento, il senso della nostra presenza qui e ora.

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Il flamenco è uno sport estremo https://flamencomilano.it/il-flamenco-sport-estremo/ Sat, 04 Jul 2015 11:15:44 +0000 http://flamencomilano.it/?p=3502 Sport di estrema difficoltà, ai limiti delle leggi fisiche e della sopportazione del corpo umano Questa è la definizione di Wikipedia degli sport estremi. Altro che bungee jumping, rafting e rugby subacqueo: ballare flamenco è...

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Sport di estrema difficoltà, ai limiti delle leggi fisiche e della sopportazione del corpo umano

Il flamenco come sport

Il flamenco è uno sport estremo!

Questa è la definizione di Wikipedia degli sport estremi.
Altro che bungee jumping, rafting e rugby subacqueo: ballare flamenco è uno sport estremo.
Il corpo viene sollecitato al massimo, ogni muscolo lavora con forza la respirazione è messa a dura prova, altrimenti si perde l’equilibrio e i nostri piedi non suonano nonostante tutti gli sforzi.
L’attenzione deve essere a mille: si deve rimanere in ascolto del ritmo ed entrarci senza partire per un viaggio senza ritorno… fuori compás! Restare nel ritmo senza perdercisi.
Quando il movimento viene fatto “perché me l’ha detto la maeshtramia” e non parte da dentro di noi, perde completamente senso: non è più danza ma una serie di movimenti più o meno ginnici. Sarebbe meglio allora andare a fare fitness: tiene in forma e combatte la cellulite senza farci litigare con il compás… (Fermo restando che noi del Mosaico Danza di cellulite non ne abbiamo. E non abbiamo neppure chili superflui, perché sono tutti strettamente necessari. Sia chiaro!).
Battere i piedi a ritmo, con precisione, dosando la propria forza, richiede non solo tanta preparazione, ma anche un continuo adattamento alle imprevedibili condizioni presenti: il pavimento non suona ovunque nello stesso modo, il suono stesso dei musicisti non arriva in modo omogeneo nello spazio, il senso dell’equilibrio viene totalmente influenzato dall’emozione… facendo ritmo con i piedi, se ci scardiniamo dal nostro “centro” siamo perduti!
La musica è dal vivo, i musicisti non sono macchine e non hanno davanti uno spartito perché stanno in effetti improvvisando tanto quanto fanno i jazzisti durante una jam session. Per seguirli occorrono conclamate doti paranormali.
Il cante flamenco è difficilissimo perché non appartiene alle nostre abitudini sonore. Inoltre il cantaor non è un robot: se decide di prendersi una pausa di respiro prima di iniziare la strofa (è una cosa normale, fa parte della “flamencura”), chi balla si deve adeguare e… imparare a sentire vivo il corpo in attesa che entri il cante.
Bisogna lasciarsi andare con fiducia al proprio istinto, ascoltare con il corpo e con la mente, e… a bailar!

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Spettacoli e Saggi degli allievi https://flamencomilano.it/spettacoli/ Sat, 04 Jul 2015 11:09:13 +0000 http://flamencomilano.it/?p=3495 Guida alla fruizione per spettatori milanesi Quando andiamo a vedere uno spettacolo di una scuola o ancor più un saggio, dobbiamo considerare che cosa c’è dietro. Prima di tutto, ricordiamo che questa danza è...

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Guida alla fruizione per spettatori milanesi

Momento intenso durante un saggio di flamenco

Un momento intenso

Quando andiamo a vedere uno spettacolo di una scuola o ancor più un saggio, dobbiamo considerare che cosa c’è dietro.

Prima di tutto, ricordiamo che questa danza è enormemente difficile. Fatica, sudore, arrabbiature contro i propri piedi che non ne vogliono sapere di produrre i suoni giusti al momenti giusto, contro i musicisti che si ostinano a non modificare il ritmo per adattarlo ai nostri errori. Tempo, tanto tempo dedicato, sottratto agli impegni, allo studio, alla famiglia… ma anche e soprattutto divertimento, condivisione, gioia di vivere.
Imparare non è uno scherzo!

Imparare a ballare producendo al contempo musica non è facile proprio per niente: ricordarsi tutta la coreografia, che nel flamenco, proprio per le esigenze costruttive stesse del genere musicale, dura sempre almeno 7 o 8 minuti, quando non 12 o 13 mette a durissima prova i nostri poveri neuroni. Inoltre mettersi sul palco davanti a tanta gente ci espone ad un rischio reale di fare una brutta figura proprio con i nostri amici: psicologicamente è un carico che va considerato.

Ovviamente le capacità dei ballerini sono soggettive e personali, e in un saggio on viene effettuato un casting!
Ci sono persone molto timide, per le quali mettersi sul palco significa esporsi enormemente, ci sono persone che magari hanno appena cominciato il loro percorso nella danza. Ballare non è semplice, e soprattutto non lo è partire, in alcuni casi, proprio dal flamenco: imparare a danzare, a suonare e ad essere espressivi e presenti nel movimento è davvero una bella sfida!

Le musiche in commercio non sono nate per la danza, e quindi non hanno la struttura che sarebbe corretta per il baile. Occorre la musica dal vivo perché la relazione corpo-suono è fondamentale. E i musicisti non sono macchine e non suoneranno nello stesso modo ogni giorno: nessuno di loro a davanti a sé una partitura musicale. Che cosa significa questo? Che il flamenco nella sua essenza è improvvisato, anche quando c’è un montaggio coreografico preciso da seguire. Pensate alla musica jazz, e avrete un’idea più chiara del fenomeno. I musicisti non suonano esattamente la stessa cosa ogni volta, anzi, al contrario, ad ogni ripetizione ci sono continue variazioni.
Evidentemente, alle lezioni non possono sempre essere presenti tutti i musicisti: per ballare flamenco ci vuole almeno una chitarra, un cantaor e qualcuno che tenga il ritmo, con le palmas o con una percussione. abbiamo la fortuna di poter avere l’accompagnamento di una chitarra e spesso anche del violoncello un paio di volte al mese, ma tutti gli altri strumenti e soprattutto i cantaores…. vengono solo per l’evento saggio (fra l’altro per David non sarebbe comodissimo venire a cantare durante le lezioni direttamente da Cordova, visto che vive lì…). Quindi i ragazzi (ecco come chiamo gli allievi, indipendentemente dalla loro età anagrafica) si abituano a ballare con la famosa cantaora “La milanesa afonica”, al secolo… io, che, oltre a non saper proprio cantare flamenco (non sono stonata, anzi, e ho ottimo senso del ritmo, ovviamente, dato il lavoro che faccio, ma per cantare flamenco occorrono doti di voce e di uso della voce che di certo non mi appartengono, quindi il mio canto è un surrogato del canto flamenco quanto il Big Mac lo può essere di una costata alla fiorentina…) ho anche la erre moscia (immaginate le risate quando cerco di cantare l’introduzione di Algerias che suona “tirititran tran tran” o il finale della Farruca “Que con el tran tran trero”)… quando sentono il cante vero ne hanno uno shock dal quale si riprendono solo dopo un po’ di ore!
Ma il bello del flamenco è proprio questo: l’essere presenti, nel momento. E lasciare che sia il nostro istinto a rispondere!
Mettersi in gioco sul palco è davvero una sfida coraggiosa.

gruppo che balla flamenco al saggio

L’entusiasmo degli allievi è una vera festa

Per imparare, si deve lavorare sodo, rubando tempo agli impegni quotidiani, ripassando mentalmente i passi in coda al semaforo o ripetendoli di nascosto, piccini piccini, alla fermata dell’autobus: il flamenco è una malattia, che si insinua subdolamente in ogni più recondita piega della nostra giornata. Si prova, si sbaglia, ci si arrabbia, e, proprio quando ci sembra che il passo non verrà mai, ecco che per miracolo si apre una finestra e… voilà, tutto appare chiaro. Finalmente l’accento ritmico, la dinamica del movimento funzionano e ci convinciamo per un attimo che non li sbaglieremo più… ma ecco che il giorno dopo improvvisamente tutto è di nuovo nebuloso…

La collaborazione è fondamentale anche perché nel flamenco la musica è dal vivo e i musicisti non hanno spartito, lavorano sull’improvvisazione, rispondono al momento, al “qui e ora”. Non c’è neanche un direttore d’orchestra! A dirigere il tutto, come nella musica jazz, è l’ascoltarsi, il sentirsi, il rispettarsi, l’aiutarsi, il sottolineare le qualità reciproche.

Inoltre, mettersi sul palco davanti a tanta gente ci espone ad un rischio reale di fare una brutta figura proprio con i nostri amici: psicologicamente è un carico che va considerato.

Il flamenco è come la vita stessa: ogni giorno è differente, non c’è niente di prevedibile al 100%, e una parte del suo fascino è proprio questo: prendersi il rischio!

Il flamenco ha un fascino pericoloso, totalizzante: attenzione… crea facilmente dipendenza!

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Dove imparare https://flamencomilano.it/dove-imparare/ Sat, 04 Jul 2015 10:49:36 +0000 http://flamencomilano.it/?p=3492 Esprimere in danza tutti le emozioni dell’animo umano La cultura musicale e della danza è molto complessa. Eppure imparare a ballare flamenco a Milano, come in qualsiasi altro posto nel mondo è possibile: prova ad...

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Esprimere in danza tutti le emozioni dell’animo umano

Il Flamenco, un vero antistress toccasana per i milanesi

Il Flamenco, un vero antistress toccasana per i milanesi

La cultura musicale e della danza è molto complessa. Eppure imparare a ballare flamenco a Milano, come in qualsiasi altro posto nel mondo è possibile: prova ad andare al Mosaico Danza, in Via Passeroni 6 o in Via Pomezia 12 0258317962 o [email protected]

Per affrontarne lo studio occorre tener presente quali sono gli elementi fondamentali su cui si appoggia questo genere coreutico: la danza è molto complessa da un punto di vista fisico e molto articolata per quanto riguarda la relazione con la musica e la cultura di riferimento. Il “baile” è l’espressione più conosciuta all’estero e più fruibile dagli spettatori anche inesperti, ma il cuore del flamenco è la voce, il cante. Il bailaor deve per prima cosa godere l’ascolto del cante mentre sta ballando.

La chitarra è l’altra parte dell’anima del flamenco: il baile viene sostenuto dalla forza della chitarra, che ha un ruolo melodico ma anche ritmico insieme, dato che il chitarrista, soprattutto in presenza del baile, sottolinea il ritmo addirittura compiendo suoni percussivi (golpes) sulla cassa armonica dello strumento.
Il flamenco significa ascolto e studio, pur rimanendo nella nostra cornice milanese, ma ci obbliga a frequentare la Spagna, centralmente l’Andalusia, ci spinge ad imparare la lingua spagnola, ci porta a fare esperienza diretta di spettacoli e concerti, ma anche di riunioni informali, improvvisate, trascorrendo ore seduti, ad ascoltare il cante ai festival andalusi e nelle peñas flamencas, circoli culturali dedicati a mantenere vive le sue tradizioni, anche quelle meno commerciali, che l’industria discografica condannerebbe all’oblio.
Il complesso lavoro ritmico, la bellezza dei dinamismi e la carica emozionale che sostiene ogni sua forma permettono di sondare ed esprimere tutti i sentimenti dell’animo umano: il Flamenco è espressione della vita stessa, in tutte le sue molteplici sfaccettature.
Il Flamenco ha una storia antichissima, legata alle peregrinazioni dei gitani, cresciuta nel crogiolo dell’Andalusia, con la sua ricca memoria araba, ebraico sefardita e il suo complesso folklore regionale.

La tecnica, l’espressività e la musica

Il Flamenco nasce storicamente dall’improvvisazione, e non dalla tecnica: nessuno si è seduto a tavolino per crearne le regole tecniche, come avvenne invece, ad esempio, per la Danza Barocca.

Si evolve grazie all’autenticità di persone che hanno qualcosa da comunicare e non solo da esprimere: esprimere prescinde dall’interesse del soggetto per un eventuale destinatario, mentre comunicare significa mandare un messaggio a qualcuno, anche nel caso in cui questo qualcuno non sia una persona fisica, ma un luogo, un’emozione, una speranza, o l’universo intero… è un po’ come una preghiera!

Occorre quindi esercitarsi per mettersi in una condizione mentale di ascolto e di apertura, per utilizzare maggiormente l’emisfero destro del cervello, quello deputato alla creatività. In quel
momento la parte razionale di noi non tace affatto: osserva! Il suo ruolo di intuizione, supervisione, annotazione è intatto. Sceglie di farci seguire i passi della coreografia, nella sequenza corretta, ma non controlla la modalità espressiva, lasciando all’emozione la scelta di come completare il gesto. Per ballare Flamenco non possiamo farne a meno, anche perché la musica stessa è in gran parte improvvisata: senza apertura mentale non saremmo in grado di far fronte ai suoni nuovi e imprevedibili che i musicisti che ci accompagnano producono per noi. Danzare Flamenco significa assumersi un rischio. E abbandonarci nelle mani di qualcosa che va davvero al di là di noi, sapendo che qualunque cosa accada, sarà la migliore. Errore compreso!

Il gesto è la rappresentazione fisica del suono e la musica è la voce della danza… I due fenomeni dovrebbero infatti nascere insieme e nutrirsi l’uno dell’altro, all’unisono, esaltandosi a vicenda, senza che nessuno prenda il sopravvento… Ecco il Flamenco!Facebooktwitterlinkedinrssyoutube

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Guida per neofiti https://flamencomilano.it/consigli-per-neofiti/ Tue, 12 May 2015 12:53:37 +0000 http://flamencomilano.milangotan.com/?p=1 Il flamenco: istruzioni per principianti assoluti! Se il flamenco ti incuriosisce, ricorda che si tratta di qualcosa un’arte talmente articolata e vasta che una sola vita non può bastare per conoscerla in ogni sua piega!...

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Il flamenco: istruzioni per principianti assoluti!

Se il flamenco ti incuriosisce, ricorda che si tratta di qualcosa un’arte talmente articolata e vasta che una sola vita non può bastare per conoscerla in ogni sua piega!

Trovi nei negozi delle più grandi catene di distribuzione italiane una serie di spazi denominati ‘Flamenco’. Attenzione! In molti casi bisognerebbe aggiungere la dicitura ‘Spazzatura’: con brani evidentemente scelti a caso da addetti inesperti o mandati da case discografiche criminali che pubblicizzano artisti sconosciuti ma soprattutto mediocri (che avranno firmato con loro un contratto di “schiavo a vita”). In altri casi invece ci propongono incisioni storiche: il flamenco nella sua tradizione significa cante e chitarra: questi brani sono flamenchi, flamenchissimi, ma forse lo sono anche troppo per orecchie ancora “vergini” a queste sonorità… non disperare!

Se quello che vuoi è Flamenco, non comperare niente con la dicitura ‘flamenco chillout’ o ‘flamenco light’: tra questa musica e il flamenco ci passa la differenza che c’è tra una fiorentina alla griglia e un big mac…

Il flamenco commerciale, fusion, o gli storici Gipsy King possono essere una porta di accesso al flamenco, ma ricorda che il flamenco è altro.

Compra piuttosto l’intramontabile genio della chitarra: Paco De Lucia… con lui non sbagli mai!

C’è chi è convinto che soprattutto il flamenco sia una cosa troppo pesante: “Ma che cos’ha, il mal di pancia?” è la tipica domanda di chi non è abituato a queste sonorità… non è così, fidati! Il cante è la vera anima del flamenco: ha la capacità di toccarci nel profondo, di farci ridere o piangere, ed in ogni caso ci riempie di energia vitale, anche quando è estremamente triste. Esistono stili, come tangos, bulerías, alegrías e cantiñas in generale, sincopati e allegri che ti fanno entrare il ritmo nel sangue; altri generi come i fandangos ci fanno scoprire le radici dell’anima rurale andalusa e della saggezza popolare di una cultura tradizionale; altri ancora, come i cantes de levante, o le soleares o le siguiríyas, ci toccano direttamente il cuore e ci commuovono profondamente.

Nonostante l’amore già conclamato per il baile flamenco, quando si va per la prima volta in Andalusia, e si vede un bel cartello “festival flamenco”, si pensa subito di trovare uno spettacolo di danza. Errore! Quelle serate sono per lo più incontri dedicati all’ascolto del cante. Tradizionalmente durano ore ed ore, e vedono l’avvicendarsi sul palco di diversi cantanti, accompagnati dalla sola chitarra, o al massimo da uno o due palmeros. Se c’è un pezzo di baile, di solito durante questo “intermezzo” il pubblico va al bar a farsi un calice di quel meraviglioso vino andaluso che si chiama fino…
Pian piano però il gusto musicale si educa e si evolve, e anche gli stranieri possono appassionarsi ed emozionarsi molto nell’ascoltare queste musiche: attenzione perché il flamenco è fortemente additivo, e genera facilmente dipendenza!

Per chi si avvicina al flamenco, il metodo più facile ed economico di ascoltare è guardare i video di baile su youtube: con l’aiuto della danza, la musica diventa più comprensibile, più accessibile. Inoltre, i brani danzati sono sempre accompagnati da musica “a compás”, a ritmo, cosa che ci ricorda altri generi musicali, più familiari per le nostre orecchie. Per cominciare, scegli palos come il tango e la alegría, che risultano alle nostre orecchie più familiari. O ancora, prova a digitare “piano flamenco”: il pianoforte è entrato a pieno diritto nel flamenco, e molte sono le composizioni flamenche che sfruttano le incredibili qualità di questo strumento. La sonorità del piano nel flamenco ricorda la musica jazz, risultando quindi più comprensibili al nostro orecchio: se partiamo da qualcosa di conosciuto, possiamo pian piano approfondire l’argomento senza choc.

Infine, per avvicinarti ad una maggiore comprensione della cultura che ha generato il flamenco, quella andalusa, considera che se tra spagnoli e italiani ci si definisce ‘cugini’, molto è dovuto alla similitudine culturale e geografica che c’è tra i rispettivi sud e nord dei nostri paesi: non esistono altre due culture al mondo con una simile analogia. Se vuoi quindi farti un’idea di come potrebbero essere gli spagnoli al sud pensa alla nostra gente della Campania, della Calabria, delle Puglie o delle isole; così come molto probabilmente in un catalano o un basco riconoscerai il lombardo o il piemontese.Facebooktwitterlinkedinrssyoutube

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